Pistoia 25
giugno 2017
La domanda
sorge spontanea quando ci s’iscrive a un Ultra Maratona, perché? E soprattutto
perché proprio la Pistoia-Abetone, quei 50 km infiniti tra saliscendi
tecnicamente molto impegnativi e con la calura che attanaglia fin dalla
partenza in quel di Pistoia. Perché a persone come la nostra Lucia Bongiovanni
e Astrid Gagliardi piace spingersi sempre più in alto, farlo con la stessa
naturalezza con cui altri mangiano, bevono o parlano, perché a loro piace
stressare il proprio profilo organico, muscolare e non ultimo quello mentale.
Questa competizione è un vero banco di prova per podisti temprati, qui si
richiede uno sforzo che va oltre le classiche dinamiche della corsa, si deve
avere una forza interiore non indifferente, cercare di dosare molto bene lo sforzo,
con prudenza, senza preoccuparsi di velocità e ritmo, tantomeno dei distacchi,
questa gara incarna più di altre quella consueta frase che è solita
riecheggiare tra i podisti, " Correre contro se stessi". Siamo negli
attimi che precedono la partenza e gli occhi di Lucia e Astrid sono piene di
quella cima austera, di quel gigante chiamato montagna che loro, piccole donne
dai ribelli ricci guardano con un misto di ammirazione e terrore mentre nel
loro intimo si fa sempre più vivo il pensiero di quanto entusiasmo e forza di
volontà si dovranno sputare, passo dopo passo per arrivare fin lassù. Pronto
via si parte dalla Piazza del Duomo di Pistoia e in men che non si dica il
gruppo scompare tra gli alberi millenari dell'Abetone, ed è già fatica, denti
stretti e fiato corto. Lucia è avanti mentre Astrid parte più in sordina, lo
sciame dei 1700 atleti è già molto diradato mentre attraversano la stupenda
Vallata del Reno avvolta da folti boschi di castagni, tra splendide diapositive
che cambiano metro dopo metro. Siamo circa al decimo chilometro quando Astrid
accusa un calo di pressione a causa del caldo davvero soffocante e decide
giustamente di abbandonare, mentre Lucia con l'anima in spalla, corre, arranca,
suda, lotta, sogna il prossimo ristoro che appare salvifico come un'oasi nel
deserto, pochi secondi per idratarsi, giusto il tempo che serve alle gambe per
indurirsi e cercare di opporsi a mente e cuore, di farla desistere, ma nulla da
fare, alza la testa, cerca il traguardo tra la fitta vegetazione ed è già
pronta a ripartire. Qui il tempo non conta, qui i campioni sono quelli che
nonostante tutto riusciranno ad arrivare in fondo, tutti loro saranno i
protagonisti di quest’avventura, di questi 50 chilometri praticamente tutti in
salita, con pendenze che arrivano fino al 12%, capaci di piegare la gran parte
degli atleti, tranne lei, la nostra Lucia che continua a salire come uno
stambecco tra i castagni dell'Appennino. C'è chi si ferma colpito da crampi,
altri che vomitano colpiti dallo sforzo immane, altri ancora che cadono a terra
esausti, mentre Lucia chilometro dopo chilometro si ritrova in prossimità del
tanto sospirato traguardo, è il momento di tirare fuori le ultime energie e
affidarle al suo orgoglio. Stringe i denti alternando gli ultimi passi che la
separano dal traguardo, mentre l'emozione prende il sopravvento, mischiando
lacrime di gioia al sudore copioso. È arrivata, è lassù, felice dell’impresa
appena compiuta con le mani tese verso quel cielo terso e i piedi che
calpestano il soffice manto verde di Piazza delle Piramidi, mentre ripensa alle
salite che non finivano mai, a quella montagna che ha fatto di tutto per farla
desistere, alla gente che lungo il percorso non smetteva di incitarla e alle
suggestive immagini di questo fantastico pezzo d'Italia che si porterà dentro. Un’impresa
resa ancora più prestigiosa dal 19°posto di categoria un ulteriore premio a
questa piccola grande donna, tempo finale 5h38'21"; tempo maratona 4h33'56"; mentre un grosso plauso va anche ad Astrid, per
esserci stata, per averci provato, per aver lottato fino all'ultima stilla di
energia. Se è vero che le cicatrici sono segni indelebili di un passato reale,
è vero anche che esistono cicatrici che di segni non ne lasciano sulla pelle...
ma direttamente nel cuore.
Luca
Bordenga
Ufficio Stampa