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martedì 11 aprile 2017

3h38'39" OUI C'EST MOI !!!

Il 9 aprile si è svolta la 41a edizione della maratona di Parigi, diventata ormai uno degli appuntamenti più importanti del mondo podistico. Quei classici 42.195 metri sviluppati lungo una serie di meraviglie storiche culturali quali Champs-Elysées, la Concorde, la Bastiglia, la Torre Eiffel e la Cattedrale di Notre-Dame, il tutto costeggiando spesso le rive della poetica Senna, donando in tal modo anche un ulteriore tocco di fascino e di prestigio all’evento sportivo in sé. Ogni passo lasciato sul suolo di questa manifestazione diventa un momento memorabile e lo sa bene la nostra Astrid Gagliardi, una piccolissima macchia di neri ricci ribelli in mezzo ad un oceano multicolore di visi, sogni e timide certezze. Lo scenario che offre la partenza è incomparabile, migliaia di uomini e donne assiepati all'interno di gabbie troppo strette per contenere le emozioni che si sprigionano vivaci come farfalle, la sensazione è quella di vivere un momento unico, senza badare al resto, a quello che accadrà dopo lo sparo e senza avere la minima idea di dove la porteranno i suoi passi, ma con la convinzione che se riesce a far funzionare un istante, potrà davvero arrivare ovunque. Astrid parte forte sin dai primi chilometri, tiene un ritmo costante fino alla mezza maratona dove passa in 1h46'53", mentre tutto d' intorno si susseguono animazioni popolari a ogni angolo, suoni e colori, gesti a calore che la trascinano tra singhiozzi e sorrisi, quasi senza peso, come una brezza marina, ancor più leggera di un alito di vento. Anche la seconda parte, quella in cui era più probabile avesse un calo psicofisico, quella in cui si prefigurano muri invalicabili, in cui il morale cambia e gli sguardi si spengono riesce ad affrontarla con decisione e cuore da Giovanna D'Arco. Gli ultimi chilometri passano lentamente, mentre Astrid continua con l'entusiasmo di una bambina, ricambiando applausi e incitamenti fino ad arrivare a vedere come un miraggio il cartello dell'ultimo chilometro, mancano una manciata di metri, la folla sembra abbracciare gli ultimi salti di Astrid, è finita, sul volto si liberano mille espressioni, gioia, dolore, paura, emozione, pianto, felicità. Il crono finale è formidabile 3h38'39" per terminare una gara che ha sempre sognato e che ora non la farà dormire per giorni. Mi piace segnalare che Astrid ha corso col pettorale del nostro caro Christian ben fissato sulla schiena e a cui ha voluto dedicare questa splendida avventura. 

Luca Bordenga
Ufficio Stampa


lunedì 29 agosto 2016

UN GAYSER DI NOME ASTRID


L'Islanda è una terra forte di contrasti, territorio vulcanico dagli scenari sorprendenti e mozzafiato, a volte dall'aspetto infernale, con i suoi vapori e le rocce laviche che rendono il paesaggio, un deserto dove l’uomo a stento riesce a sopravvivere, dove lo sguardo si perde negli spazi infiniti che sembrano essere rimasti immutati nel tempo. Reykjavik è la capitale di questo paradiso naturale, una città che si divide tra fuoco e ghiaccio, orizzonti vicini, lontani, luce e oscurità, una città divisa tra due mondi, città che combina una società moderna e futuristica, con una natura incontaminata che domina incontrastata. È' da qui che parte una delle maratone più affascinanti del mondo, è da qui che la nostra Astrid Gagliardi ha deciso di avventurarsi nella sua prima maratona. 

<< L’ultima parte della mia preparazione per la mia prima maratona è sua maestà il lunghissimo, un percorso da me stabilito di 35 km per le vie del mio paese, Opera. Avete presente quella ragazza con giubbotto catarifrangente, che come una "pazza" correva avanti e indietro per le strade in tarda serata? Ero io! Ero sempre io anche alle 23,30 circa china su me stessa, con gli occhi che piangevano, fallimento e delusione anche se quella sera il mio obiettivo l'avevo raggiunto... paura della scelta forse troppo avventata di diventare maratoneta a Reykjavik.

Perché proprio la maratona di Reykjavik?  Perché volevo unire una vacanza al mio viaggio personale interiore; perché ormai mi sentivo pronta per affrontare 42 km; perché l'Islanda è una terra "viva, colorata e scalciante", un po’ come me.

Il 20 agosto, giorno della gara, faceva fin troppo caldo... diciassette gradi in città e ventilato nella parte esterna che avrei percorso, così ho indossato una maglia termica e la canotta della mia società, quella stessa divisa che per tutti questi mesi mi ha visto fare otto mezze maratone e salire il secondo gradino del podio di categoria al circuito estivo dell'alto Milanese.

Mi avevano detto che la maratona era un viaggio e così lo è stato per me! L’ho vissuto in modo "rilassato" senza pensare troppo a tutti i metri che avrei dovuto percorrere; mi sono fermata a tutti i ristori rigenerandomi ogni volta. Mi avevano anche parlato di crisi del 35esimo ma sinceramente non ne ho avute, se non una leggera stanchezza al 24esimo passata velocemente per la bellezza di una piccola cascata che c'era proprio in quel momento, che mi ha aiutata a distrarmi. Non dico che è stata facile anche perché mi è venuto un dolore alla gamba sinistra dall'ottavo km, dico solo che ero talmente rapita dal paesaggio che quasi non mi rendevo conto che stavo macinando km su un dislivello di 300 m. Era come essere protagonisti di un videogioco dove lo scenario cambiava ed io al raggiungimento dei rilevamenti chilometrici prendevo dei bonus e acquistavo forza se avessi toccato la mano ai passanti che me la porgevano. Negli ultimi 200 metri mi ha accompagnato Federico, il mio ragazzo, che mi ha aspettato dopo aver finito la sua prima mezza maratona e abbiamo attraversato il traguardo insieme. La parte più emozionante e commovente è stata leggere tutti i commenti della telecronaca della maratona a posteriore dei miei amici e tutti i messaggi di congratulazioni. Veramente tantissimi, speciali e toccanti. Quei rilevamenti chilometrici sono stati la mia forza perché sapevo che ero in diretta dall'Italia e avevo tutto il tifo dei miei cari che mi stavano correndo accanto ... potevo addirittura sentire le loro voci. La maratona è quello che ti porta a correre 42 km, è l'allenamento, sono gli abbracci degli amici che ti danno forza. Alla fine come ho risposto a mia madre che mi ha chiesto come io abbia fatto a terminarla ... " mamma, ho corso" ... sempre con la testa e soprattutto con il cuore>>.
Astrid si è posizionata al 483° posto in classifica su 1300 partecipanti; al 25° di categoria; prima fra le italiane con il tempo di: 4 ore, 1 minuto, 12 secondi.

lunedì 4 luglio 2016

TRE CAMPANILI MILLE EMOZIONI


Tre mesi esatti sono passati da quando m’innamorai della famosa corsa “tre campanili”; come si fa a innamorarsi di una gara? Non lo so ... a me è successo. Non sapevo nulla di essa. Avevo visto le foto del pacco gara e memorizzato la scritta verde della manifestazione. Mi è bastato questo ... ed ero già iscritta: avevo trovato la mia mezza maratona di luglio. 
Non avrei mai immaginato che fosse così ... 7 km di strada e più di 600 metri di dislivello ... una mulattier, sentieri stretti e sassosi ... forse più un trail, una corsa in montagna ... non so; descritta come struggente... a parer mio affascinante; Il giorno prima l’incontro e la confessione con Giorgio Calcaterra. Illuminante. Con commozione in gola gli ho raccontato quanto bene mi ha trasmesso il suo libro e quanta forza mi trasmettevano le sue vittorie ma soprattutto il suo entusiasmo.
La sua dedica: << Corri e divertiti sempre, perché correre vuol dire salute e gioia >>, detto… fatto…  e così è stata la tre campanili . Senso di libertà e di voglia di correre ... nonostante le gambe urlassero pietà, la mia testa era gioiosa ... chi poteva vedermi notava solo un gran sorriso.
Io uso sempre le gare per due motivi: per allenarmi (perché sono in compagnia) e per viaggiare. La “din don dan” come l’ho soprannominata io, è stata un toccasana per riacquistare un po’ di fiducia in me stessa, per superare gli ostacoli, per sentirmi libera e felice ... perché comunque ad ogni passo verso l’alto, a ogni scoperta e ostacolo durante il percorso, sapevo che ce la stavo facendo.
E’ stata una delle poche gare che ho guardato bene il percorso davanti ed attorno a me...e che ho sentito il gran calore della gente ... bambini ed adulti ! Nella tappa dell’ultimo campanile un ragazzo suonava la campana!
Non sono mancati gli incoraggiamenti delle persone incontrate ma anche di diversi atleti ... una signora incitandomi mi ha detto: << non è vero che sei lenta, se sei arrivata fin qua vuol dire che sei forte >>; e un ragazzo al ventesimo chilometro vedendo che mi ero fermata un secondo mi fa. << dai vieni >> ed io prontamente: << arrivo >>.
Una gara che già sapevo, che mi avrebbe fatto stare bene e che mi avrebbe rasserenato... nonostante il sole cuocente che annientava nei punti a cielo aperto, la salita interminabile e il terreno instabile. La tre campanili è così !

Va vissuta nel cuore e se si ama… lei ti restituisce l’amore.

Astrid Gagliardi