La diffusione del Corona virus
continua a portare alla cancellazione di molte competizioni dal calendario
delle corse in Italia e nel resto del mondo. Al runner incominciano a mancare le
endorfine ed entra in paranoia; all’ora per sopperire a tutto questo ecco
l’idea delle grandi società che creano eventi: “LA CORSA VIRTUALE”.
L’attuazione è semplice: si fa
correre le persone vicino a casa, corrono dove vogliono, percorrono il chilometraggio
che preferiscono 5k-10k-21k-42k. Si iscrivono pagando da 10 euro a 40 euro, gli
consegnano un pettorale un pacco gara e all’interno la medaglia dell’evento.
L’iscritto alla gara si registra sull’applicazione e all'arrivo comunicano i
vincitori sul sito ufficiale dell'evento.
A questo punto, però, vorrei
porre a voi che partecipate a questi eventi alcune domande:
Come ti senti alla partenza di
una corsa virtuale?
Come si può divertirsi senza
l’incoraggiamento del pubblico?
Com’è non correre sul
tracciato di gara?
Com’è non dare il cinque a chi
sul percorso te lo chiede?
Com’e non indossare
l’indumento porta fortuna o un costume che ti contra distingue?
Com’è non vedere l’arco del
traguardo da lontano e poi il cronometro che ti segna il tempo passando sotto
lo stesso?
Ultima domanda, quella più
importante:
Ti sei divertito?
Io non sono favorevole a
questo tipo di gara, perché il bello di questo sport è soffrire per raggiungere
chi ti sta davanti, sorpassarlo se ci riesci, poi quando passi il traguardo ti
arrabbi perché il tempo ottenuto non è di tuo gradimento oppure sei al settimo
cielo per la tua prestazione.
La corsa è vera…. non virtuale!
Renato Colombo
Ufficio stampa