Oslo, 17
settembre 2016.
La città norvegese
è stata da me preferita per la maratona ma avendo ancora problemi con il
tendine di Achille ho scelto di correre la 10K, consapevole di non essere in
questo periodo allenato per le gare corte e di non avvicinarmi al mio personale
di quarantacinque minuti sulla distanza.
Il giorno prima
della gara mi reco all’Oslo village a ritirare il pacco gara composto di
pettorale una maglietta Adidas di colore rosso e ai soliti dépliant pubblicitari.
Il mio numero è: 13935 corrisponde alla
terza griglia su di un totale di cinque.
E’ la mia
prima gara fuori dai confini italiani e spero di fare bella figura, anche se il
tendine continua a darmi fastidio.
Arriva il
giorno della corsa, arrivo trenta minuti prima della partenza... incomincio a
fare riscaldamento e la mia fidanzata, vicino a me, mi supporta e tifa per me affinché
riesca a terminare la gara sotto i cinquantadue minuti, anche perché il
percorso non è lineare.
Sul
rettilineo della partenza ci sono anche i miei parenti che vivono a Oslo e mio
nipote che mi stanno guardando. In mezzo alla bagarre della griglia di partenza,
sgomito per mettermi in prima fila partire veloce e arrivare così da loro per
salutarli con un cinque. Sono pronto, ecco lo sparo… via! Faccio quello che ho stabilito,
sorpasso alcuni partecipanti a velocità per me altissima (3’50”al km) e arrivo
dai miei cari… li saluto e incomincio a rallentare per raggiungere il giusto
ritmo gara. Passo il cartello dei 5 km e il mio tempo è regolare sui cinque minuti
a km, sono contento perché a volte non serve, essere forte... bisogna sembrare
di esserlo... c’è un po’ di confusione davanti a me perché la strada è divisa
in due. Runners che vanno… runners che tornano, è inevitabile l’incidente d’invasione
di corsia con scontro dei partecipanti, fortunatamente senza danni. Mi sento
abbastanza bene e procedo, verso l'ottavo chilometro c'è una salita questa l'ho
sentita… le gambe cominciano a indurirsi cerco di accorciare il passo e
riprendere... riesco a tenere il ritmo ma ancora una salita al nono chilometro
circa, tengo duro le gambe fanno molta fatica a girare ma ormai so che il
traguardo è vicino e non voglio deludere tutti quelli che mi aspettano, ma
soprattutto la mia fidanzata.
Ecco vedo l’arco
dell’arrivo, cerco con lo sguardo lei… finalmente la vedo, mi avvicino e ci
diamo un bacio e sul suo incitamento recupero tutte le forze e sprinto. Taglio
il traguardo molto emozionato e contentissimo per il tempo impiegato: 51’46”.
Lorenzo Borsetti
Lorenzo Borsetti
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